domenica 27 maggio 2007

Quando c'erano i brutti anatroccoli

di FIORENZO BAINI

Provate a parlare con una mamma americana agnostica in fatto di sport con un figlio normodotato e miracolosamente non obeso; domandatele che attività fisica si auguri per il figlio e vi risponderà il “soccer” perché lo possono giocare ragazzi normali, non necessariamente bestioni da football americano o giraffoni da basket . E’ sempre stato così ma oggi le cose sembrano cambiare perché, grazie alla rivoluzione vitaminica e proteica degli anni settanta/ottanta, ormai i calciatori sono diventati tutti piuttosto enormi ma, ciò che è inquietante, sono diventati pure potenziali modelli e così l’aspetto estetico, nel senso lato, prevarica sempre più sull’aspetto tecnico creando un grottesco razzismo all’interno del sport meno biologicamente razzista che ci sia. E’ avvenuta infatti la rivoluzione copernicana: dal pallone siamo passati al viso di Beckam al centro dell’universo che, per giusto contrappasso dantesco, finirà la carriera a due passi da Hollywood.

La diffidenza verso i belli del passato è diventata diffidenza verso chi è brutto oppure non è fisicamente enorme. Da Fulvio Bernardini che pronosticava una carriera senza gloria al giovane Lippi, che era comunque bravo, perché bello siamo passati a fior di allenatori che premettono, alla descrizione del nuovo acquisto, il suo essere “fisicamente fortissimo” .Se poi, per caso, si trova ad avere anche un viso piacevole, è predestinato a diventare comunque una star e finire nel giro di Lele Mora. Viceversa domandiamoci: non è che la faccia da pugile abbia pregiudicato la carriera di un degnissimo calciatore come Loria? Oppure: tra Tardelli e Vieira il fanatico del “fisicamente fortissimo” chi sceglierebbe? E prenderebbe in considerazione Altobelli, il miglior centravanti italiano degli ultimi trent’anni più di Rossi, Vieri e Toni, ma dalle inconcepibili misure di m 1,81 e miseri 64 chilogrammi?

Diciamo perciò che chi è normale e/o bruttarello è costretto ad essere un fenomeno o a diventare una sorta di leader carismatico della squadra: sono i casi di Ronaldinho e Gattuso.

Purtroppo però in questo caso si rischiano di chiudere le porte a chi è bravo ma non necessariamente fenomenale o insostituibile e si crea una deprimente uniformità somatica nelle squadre italiane ma anche degli altri paesi.

Consiglio a questo proposito un semplice esperimento: si confrontino le raccolte Panini degli anni Ottanta con quelle degli ultimi anni e vedrete nelle prime una collezione di tipi irripetibili con facce realmente umane, vere.

Prendiamo il Napoli 80/81; nella faccia terragna di Bruscolotti si vedono gli antenati pastori o contadini, si sente il sapore della terra e del duro lavoro e si capisce pure che difensore arcigno, difficilmente superabile sia stato, pari se non meglio dei difensori attuali. Nella stessa squadra come non provare simpatia per Fiore, il portiere di riserva, con la sua aria e il suo fisico da camionista dotato di baffoni?

Infatti i calciatori nello show business hanno perso la libertà di trattare liberamente anche la loro faccia perché, avendo deciso gli stilisti l’androginia e la potenziale ambiguità dei maschi, sono scomparsi i baffi e le barbe quasi del tutto. Dalle foto degli almanacchi attuali sembra che siano passati dal visagista mentre nella citata raccolta 80/81 vediamo barbe rasate, barbe mal fatte, barbe tout court, baffi pazzeschi alla Fiore, baffetti alla Zorro come Pancheri, clamorosi manubri super labiali in Gattelli sopra facce che possono appartenere a ognuno di noi, facce che ognuno di noi almeno illudevano di poter essere lì, sul prato e non solo sugli spalti.

Giunti quasi alla fine dell’album troveremo l’apoteosi del calcio “democratico”: la faccia da Bar Sport meridionale di Vito Chimenti, punta scandalosamente bassa, m 1,70, pienotto, con pancetta incipiente che sembrava passare sotto le gambe dei difensori, che provava a saltarli facendo il “sombrero” di tacco.

Vito Chimenti la faccia dell’uomo comune in serie A, la faccia di tutti noi che su un campo non vedremo più.

IN ESCLUSIVA PER "IL RESTO DEL PALLONE"

2 commenti:

Antonio Gurrado ha detto...

Una cosa di cui, in quanto malato di calcio, sono sempre stato molto orgoglioso, è di essere nato allo stesso giorno di Vito Chimenti (e di Eupremio Carruezzo). Vuoi mettere con uno che è nato lo stesso giorno di Beckham?

G.

Anonimo ha detto...

Grande Carruezzo! Centravanti di una Salernitana che non c'è più...
Marco G.