di FIORENZO BAINI
E’ bello ora, dopo lo scudetto, rievocare per un tifoso dell’Inter che abbia diciotto anni oggi, diventato interista magari quando venne acquistato Ronaldo, abituato alle faraoniche campagne acquisti di Moratti un passato della squadra identico a quello che noi abbiamo con le guerre puniche; qualcosa di remoto, astratto, forse inconcepibile. Eppure ci fu un anno in cui l’Inter acquistò un solo, di numero, giocatore a luglio, dalla Massese in C, non da una squadra di serie A . Quell’anno fu il 1974 e nessuno, dico nessuno, conosceva chi fosse mai questo Franco Cerilli. L’aver incassato la cosa mugugnando ma senza troppi problemi, forse perché non c’erano processi e inchieste mediatiche, è la spia di quanto fosse diverso il mondo. Proviamo a immaginare Moratti, ma anche Berlusconi, Cairo, Sensi o la nuova dirigenza juve che l’anno prossimo rinforzino la squadra con un giocatore di squadra equivalente, per esempio il fantasista del Qyzylqum Zarafshan che milita senza infamia e senza lode nel campionato uzbeko. Ci sarebbe la rivolta degli sponsor, un gossip sportivo assolutamente demolitorio, si penserebbero chissà quali retroscena di collassi finanziari imminenti, infine i tifosi entrerebbero in contestazione e questo indipendentemente dal valore del calciatore.
Il mondo era così diverso che questo Cerilli, quando iniziò il campionato, volevamo assolutamente vederlo però non giocava mai. L’organo ufficiale dell’Inter lo spacciava come un piccolo genio.
Piccolo non era propriamente, un normale 1,74 ma appariva ancora più minuto per le gambette corte, anche se sode e il baricentro basso. A dare l’idea del genio c’era il suo portare i calzettoni abbassati e considerando che ogni interista in quegli anni era ancora orfano di Corso, la scelta di questo look significava un chiaro collegamento al “mancino divino”.
Esordì per una manciata di minuti, come misura forse di disperazione, durante un Juve Inter, a girone d’andata ben inoltrato che l’Inter perse per uno a zero e di cui ricordo solo una mostruosa parata di Bordon su Bettega; di Cerilli assolutamente nulla e ancora una volta proviamo a immaginare un esordio assolutamente dimenticabile dell’ipotetico fantasista uzbeko ai giorni nostri; all’Inter avrebbe incrementato in maniera esponenziale le barzellette, fosse nella Roma le radio spellerebbero vivi allenatore e dirigenza.
Invece, ai tempi, il prosieguo di quel campionato fu così mediocre che, ad un certo punto, si invocava Cerilli come il demiurgo necessario e finalmente alla quinta del girone di ritorno contro
Giocando a spizzichi altre partite mostrò bei lampi di classe ma mai con la continuità dimostrata con
Talento incompiuto nell’Inter, Cerilli è stato una specie di Recoba degli anni 70 ma, purtroppo per lui, senza un Moratti alle spalle.
IN ESCLUSIVA PER "IL RESTO DEL PALLONE"
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