Il direttore è come il pesce: dura poco in frigo, pardon in redazione, puzza e si getta in un paio di anni. Allora, spaventato, mi son chiesto: che diavolo di pesce sono? Ho preteso lumi alla rivista «pesca a mano», ma – imbarazzati – mi hanno rimandato all’insediamento del prossimo direttore. Il prossimo, qui sulle colonne (in fase di costruzione) de Il Resto del Pallone, sarà l’amico Domenico Fabbricini. Dovendo catalogare, direi che il Fabbro fa parte del pesce buono, quello per i palati fini e quello per i rozzi.
La mia (inutile) direzione è durata un anno. Anzi, cassando la parentesi della chiusura, possiamo prolungare a tre anni (fondazione compresa).
Ho sognato il nome Resto del Pallone una notte insonne: già, perché i migliori sogni si fanno da svegli. Il pallone era a pezzi, il pallone è a pezzi. Il giornalismo era a pezzi, il giornalismo è a pezzi. Insomma: non è cambiato un tubo, ma ci siamo divertiti e abbiamo scritto tanto, tantissimo, più di mille articoli negli ultimi dodici mesi. Abbiamo svelato retroscena, abbiamo ospitato storie (Ticli, la plusvalenza interista dimenticata) e piccole esclusive. Abbiamo fatto qualcosa, potevamo fare di più. A Fabbricini e agli altri, soprattutto a Marco Giannatiempo, spetta la missione di colmare i vuoti della mia direzione. In dote, oltre agli affezionati lettori, abbiamo un seguito di grandi firme, un progetto e tanto inchiostro (ancora tanto, amici) nelle penne.
La linea sarà dettata da Domenico Fabbricini, dal prossimo numero e sino alla nuova edizione grafica, la responsabilità etica e penale saranno i suoi dolci tormenti. Piano, piano: non c’è da festeggiare. Perché continuerò, con diversa cadenza e diversa forma, a rompervi le palle. Con l’obiettivo di romperle ai potenti. A quelli che, con ostinata indifferenza, le palle ce l’hanno davvero rotte. Con affetto e una mezza lacrima,
La mia (inutile) direzione è durata un anno. Anzi, cassando la parentesi della chiusura, possiamo prolungare a tre anni (fondazione compresa).
Ho sognato il nome Resto del Pallone una notte insonne: già, perché i migliori sogni si fanno da svegli. Il pallone era a pezzi, il pallone è a pezzi. Il giornalismo era a pezzi, il giornalismo è a pezzi. Insomma: non è cambiato un tubo, ma ci siamo divertiti e abbiamo scritto tanto, tantissimo, più di mille articoli negli ultimi dodici mesi. Abbiamo svelato retroscena, abbiamo ospitato storie (Ticli, la plusvalenza interista dimenticata) e piccole esclusive. Abbiamo fatto qualcosa, potevamo fare di più. A Fabbricini e agli altri, soprattutto a Marco Giannatiempo, spetta la missione di colmare i vuoti della mia direzione. In dote, oltre agli affezionati lettori, abbiamo un seguito di grandi firme, un progetto e tanto inchiostro (ancora tanto, amici) nelle penne.
La linea sarà dettata da Domenico Fabbricini, dal prossimo numero e sino alla nuova edizione grafica, la responsabilità etica e penale saranno i suoi dolci tormenti. Piano, piano: non c’è da festeggiare. Perché continuerò, con diversa cadenza e diversa forma, a rompervi le palle. Con l’obiettivo di romperle ai potenti. A quelli che, con ostinata indifferenza, le palle ce l’hanno davvero rotte. Con affetto e una mezza lacrima,
Carlo Tecce
1 commento:
Onore al merito!
G.
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