CAMPIONE PRECOCE
di FIORENZO BAINI
Sta svolgendosi il mondiale under 20 in Canada e naturalmente fior di osservatori, allenatori, procuratori nonché avvoltoi vari stanno sugli spalti a vedere le proposte future del convento calcistico e come al solito è stato identificato il fenomeno prossimo venturo, naturalmente brasiliano, ovvero Pato.
Siccome a ogni evento del genere ce n’è sempre uno di tali messia conviene chiedersi se le promesse sono state rispettate e in base alla risposta sapremo la validità effettiva di queste manifestazioni.
Da un punto di vista strettamente calcistico è ovvio che chi ha un qualcosa in più sia destinato a brillare in mezzo ai coetanei ma questa ovvietà naturalmente non serve a nutrire il fenomeno calcio inteso come puro spettacolo. No, occorre che il nuovo fenomeno sia considerato tale prescindendo dal contesto e venga considerato un “craque” assoluto perché solo così sono giustificabili i clamorosi esborsi che le squadre più ricche sono disposte a spendere. Occorre fare immaginare che il ragazzino possa inserirsi in una squadra nuova e mettere in riga tutti dall’alto della sua classe.
I nomi che mi vengono in mente nell’immediato passato sono Kaka, Messi e Robinho; dei tre solo il primo ha dimostrato di essere realmente un fuoriclasse perché si è inserito in un complesso preesistente e l’ha fatto vincere. Messi ha molto per essere come Kaka ma, fino ad oggi, non ha dimostrato di poter essere colui che trasforma la squadra rendendola vincente infatti io non credo che fosse stato solo tafazzismo quello di Pekerman ai mondiali di levarlo nella partita con la Germania come, d’altronde, Messi non ha certo fatto vincere il Barcellona. Su Robinho non è neanche il caso di parlare perché il Real ha vinto indipendentemente da lui.
Di conseguenza questi mondiali sono al 70% inattendibili e l’impressione è che esistano come vetrina per far spendere i club ricchi e di conseguenza per immettere in circolo di enormi quantità di denaro a favore di chi è più svantaggiato consentendo così la sopravvivenza del baraccone. Credo perciò che ogni tipo di manifestazione mondiale a livello giovanile potremmo giustificarla con finalità sociali e poco più.
Anche perché, scendendo più nel dettaglio tecnico, è bene non dimenticare che ai mondiali veri la tendenza delle squadre è quella di avere un’età media più elevata rispetto a vent’anni fa proprio nelle squadre candidate al titolo. Si noterà che, a parte le nazionali non titolate, le altre tendono a far largo ai giovani quando sono proprio deluse dalla generazione dei venticinque/trent’anni infatti la Germania, dall’età media abbastanza bassa, ha dovuto fare di necessità virtù visto il vuoto che ha seguito la generazione di Matthaus, dei Klinsmann e pure dei Kohler; l’Olanda, con risultati negativi, ha provato a svecchiare a sua volta ma, a parte gli errori di Van Basten, l’impressione è che, fortissimi a livello giovanile, siano poi veramente pochi gli olandesi in grado di creare un team vincente.
Allora, tornando al punto iniziale, un fenomeno realmente tale credo che non abbia bisogno di giocare ai mondiali giovanili e quando accade, nella gran parte dei casi lo si fa passare per tale, ma non lo è. Un fenomeno va direttamente nella nazionale maggiore, diventa titolare e da lì non si schioda più; per quanto inarrivabili credo che gli esempi di Pelè e Maradona, titolarissimi a diciannove anni, siano ancora i più validi. Nel piccolo orticello nostro e senza parlare di fenomeni vale il caso di Bergomi, mondiale a diciannove anni non ancora compiuti ma qui forse si apre un’altra parentesi; con la necessità solo nostra di far vincere sempre e comunque l’Under 21 è diventato presso che impossibile un esordio in nazionale a venti anni. Casi Bergomi o anche Cabrini temo che non se ne vedranno più.
Siccome a ogni evento del genere ce n’è sempre uno di tali messia conviene chiedersi se le promesse sono state rispettate e in base alla risposta sapremo la validità effettiva di queste manifestazioni.
Da un punto di vista strettamente calcistico è ovvio che chi ha un qualcosa in più sia destinato a brillare in mezzo ai coetanei ma questa ovvietà naturalmente non serve a nutrire il fenomeno calcio inteso come puro spettacolo. No, occorre che il nuovo fenomeno sia considerato tale prescindendo dal contesto e venga considerato un “craque” assoluto perché solo così sono giustificabili i clamorosi esborsi che le squadre più ricche sono disposte a spendere. Occorre fare immaginare che il ragazzino possa inserirsi in una squadra nuova e mettere in riga tutti dall’alto della sua classe.
I nomi che mi vengono in mente nell’immediato passato sono Kaka, Messi e Robinho; dei tre solo il primo ha dimostrato di essere realmente un fuoriclasse perché si è inserito in un complesso preesistente e l’ha fatto vincere. Messi ha molto per essere come Kaka ma, fino ad oggi, non ha dimostrato di poter essere colui che trasforma la squadra rendendola vincente infatti io non credo che fosse stato solo tafazzismo quello di Pekerman ai mondiali di levarlo nella partita con la Germania come, d’altronde, Messi non ha certo fatto vincere il Barcellona. Su Robinho non è neanche il caso di parlare perché il Real ha vinto indipendentemente da lui.
Di conseguenza questi mondiali sono al 70% inattendibili e l’impressione è che esistano come vetrina per far spendere i club ricchi e di conseguenza per immettere in circolo di enormi quantità di denaro a favore di chi è più svantaggiato consentendo così la sopravvivenza del baraccone. Credo perciò che ogni tipo di manifestazione mondiale a livello giovanile potremmo giustificarla con finalità sociali e poco più.
Anche perché, scendendo più nel dettaglio tecnico, è bene non dimenticare che ai mondiali veri la tendenza delle squadre è quella di avere un’età media più elevata rispetto a vent’anni fa proprio nelle squadre candidate al titolo. Si noterà che, a parte le nazionali non titolate, le altre tendono a far largo ai giovani quando sono proprio deluse dalla generazione dei venticinque/trent’anni infatti la Germania, dall’età media abbastanza bassa, ha dovuto fare di necessità virtù visto il vuoto che ha seguito la generazione di Matthaus, dei Klinsmann e pure dei Kohler; l’Olanda, con risultati negativi, ha provato a svecchiare a sua volta ma, a parte gli errori di Van Basten, l’impressione è che, fortissimi a livello giovanile, siano poi veramente pochi gli olandesi in grado di creare un team vincente.
Allora, tornando al punto iniziale, un fenomeno realmente tale credo che non abbia bisogno di giocare ai mondiali giovanili e quando accade, nella gran parte dei casi lo si fa passare per tale, ma non lo è. Un fenomeno va direttamente nella nazionale maggiore, diventa titolare e da lì non si schioda più; per quanto inarrivabili credo che gli esempi di Pelè e Maradona, titolarissimi a diciannove anni, siano ancora i più validi. Nel piccolo orticello nostro e senza parlare di fenomeni vale il caso di Bergomi, mondiale a diciannove anni non ancora compiuti ma qui forse si apre un’altra parentesi; con la necessità solo nostra di far vincere sempre e comunque l’Under 21 è diventato presso che impossibile un esordio in nazionale a venti anni. Casi Bergomi o anche Cabrini temo che non se ne vedranno più.
1 commento:
il mio commento è favorevole
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